Il prefetto Guadagnini e la proibizione del "Tirolo"
Con un decreto del 1923, l'Italia proibiva l'utilizzo della parola "Tirol" e delle sue varianti (Tirolo, Tirolese, Tiroler, Südtirol ecc) per fare riferimento alla nostra terra e alla popolazione autoctone.
Grazie alla razzista e fanatica "Legione Trentina" (gruppo di circa 250 tirolesi filo-italiani e italiani residenti in Tirolo che combatterono per l'Italia durante la Prima Guerra), ogni traccia di "tirolesità" venne perseguita sistematicamente sopratutto nel Tirolo Italiano in modo da poter giustificare l'occupazione a partire dall'idea di un "Trentino redento". Antichi costumi e usanze vengono proibiti o stigmatizzati, mentre nuovi costumi vengono idealizzati per "sostituire" la secolare tradizione. Le punizioni previste per l'utilizzo di "Tirolo" o "Tirolese" per definire la propria terra e la propria gente diventarono ancora più pesanti dopo il 1931, con multe fino a 2.000 lire (circa tre stipendi mensili medi) e tre mesi di carcere. Non c'è dubbio che il tabù creato prima dalla fanatica "Legione Trentina" (madre del fascismo locale) e poi dal governo fascista hanno causato confusioni e perdite identitarie incalcolabili, ma nel conoscere la storia possiamo far sapere a tutti che la nostra identità NON nacque nel 1918 e che siamo Tirolesi perché figli di una terra chiamata e conosciuta nei secoli come Tirolo. Anche se l'attuale denominazione è figlia di quel razzismo e fanatismo del periodo nazionalista italiano, è nostro diritto (oltre un dovere morale) sapere da dove veniamo e chi siamo. Non è possibile rispettare gli altri senza conoscere sé stessi. |